Come vendere prodotti alimentari all’estero
Grazie al web, il mercato globale dell’industria alimentare si è espanso a dismisura, portando benefici anche ai brand più piccoli. E non solo perché le imprese sono riuscite a rendere più capillare il proprio processo di vendita (che non è più legato alla presenza di punti fisici), ma anche perché sono entrati in gioco nuovi strumenti per raggiungere i potenziali clienti, come il direct email marketing. È così che il mercato del food & beverage è diventato ancora più competitivo. Ma quali sono i fattori che possono portare al successo un business che vuole portare le vendite ad un livello internazionale? Sicuramente l’onestà e la trasparenza sono due fattori fondamentale per emergere in questo mercato, ma sono altrettanto importanti aspetti come salute e sostenibilità, due principi che negli ultimi anni sono sempre più richiesti dai consumatori.
Vediamo, quindi, quali sono le strategie migliori per iniziare a vendere prodotti alimentari anche all’estero.
Le migliori strategie messe in campo dalle aziende
Il primo esempio di strategia vincente per vendere all’estero prodotti alimentari è quello di Innocent Drinks, un’azienda che produce frullati e succhi venduti in supermercati, caffetterie e vari altri punti vendita e che, partendo dal Regno Unito, è riuscita a vendere più di due milioni di frullati a settimana in tutto il mondo.
Qual è il segreto del suo successo? Nonostante abbia raggiunto il mercato internazionale, continua a mantenere coerente con la sua linea di marketing e di presentazione del prodotto.
Molto particolare è la scelta del lessico utilizzato sui diversi canali, come nel caso delle informazioni di contatto che dicono “chiama il banana telefono” o “visita le torri di frutta”.
Anche passando ad una visione più globale, Innocent Drinks ha scelto di mantenere la coerenza del brand rafforzando la sua brand identity, rendendosi ancora più riconoscibile a livello internazionale.
Il glocal marketing del Mc Donald ’s
Passiamo, adesso, ad uno dei brand di maggiore successo nel settore food & beverage, ma semplicemente analizzando la scelta della strategia che ha voluto adottare per il mercato internazionale.
Mc Donald’s è una realtà che ha mantenuto negli anni la sua coerenza, ma in un modo ben particolare. La strategia adottata dal colosso statunitense è nota come glocal marketing. Questo tipo di strategia consiste nel creare o adattare i prodotti pensati per un mercato globale o internazionale alle realtà e culture locali.
Per fare questo Mc Donald’s porta un sapore locale, letteralmente, in diversi paesi accostandolo con piatti di menu specifici di una particolare area geografica. Un esempio importante che merita una menzione è quella del 2003, quando la catena di ristoranti fast food Mc Donald’s ha introdotto McArabia, un panino piatto simile ad una pita, nei suoi ristoranti del Medio Oriente.
A prescindere dalle opinioni personali verso la catena statunitense, Mc Donald ‘s si è da sempre contraddistinta per le vincenti strategie di marketing. Spesso ha anche “cavalcato l’onda” impegnandosi in problematiche sociali in uno specifico Paese. Ad esempio, in Cina, la loro rapida urbanizzazione ha sollevato molte preoccupazioni per l’ambiente e la salute pubblica a causa della scarsità d’acqua e dell’inquinamento. In risposta a ciò, molte persone in Cina sono molto preoccupate per l’igiene del loro cibo. Di conseguenza, le pubblicità di McDonald’s in Cina erano più incentrate sulla visualizzazione di ingredienti freschi e puliti.
Un altro esempio è l’India, dove l’85% della popolazione non può mangiare carne di manzo a causa della propria religione indù. Di conseguenza, la catena ha proposto un menu molto più vario che comprendesse altre tipologie di coltre a soluzioni vegetariane.
Ma il brand punta da anni anche ad umanizzare il marchio con campagne e iniziative a sostegno della comunità LGBTQ come quando in Francia ha lanciato una campagna chiamata “Venez Commes Vous Etes”, ossia “Come As You Are”, per sostenere la tolleranza della comunità gay.